#6
novembre 2024
Verrai abbinato casualmente a un’altra persona. L’indentità dell’altro membro della coppia non ti sarà rivelata. L’esperimento prevede una sola decisione.
Ruoli: Proponente (), Rispondente (
).
All’inizio dell’esperimento, riceverà una dotazione di 10 euro.
propone come dividere i 10 euro tra sé stesso e
. Qualsiasi divisione è permessa, incluse la possibilità di tenere tutto il denaro e di donarlo interamente.
può decidere di accettare o rifiutare l’offerta.
Se accetta l’offerta, i giocatori dividono il denaro come suggerito da
.
Al contrario, se rifiuta l’offerta, allora entrambi i giocatori non ricevono nulla.
La comunicazione è proibita.
Istituzione: LUISS Guido Carli
Corso: Behavioral Economics and Consumer Decision Making II
Tipo di account: partecipante
Password: marmellata25
Proponente (): quale allocazione hai proposto? Quale ragionamento ti ha portatx a fare la tua scelta?
Rispondente (): quale allocazione ti è stata proposta? L’hai accettata? Quale ragionamento ti ha portatx a fare la tua scelta?
L’esperimento a cui hai partecipato è noto come gioco dell’ultimatum (Güth, Schmittberger, e Schwarze 1982).
Si tratta di un gioco sequenziale (e non simultaneo): il payoff del Proponente dipende da cosa farà il Rispondente, quindi il Proponente deve ipotizzare quale potrebbe essere la reazione alla propria offerta.
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Se il Proponente credesse che il Rispondente accetterebbe qualsiasi offerta, allora offrirebbe l’importo minimo possibile (ad esempio, un centesimo).
Questa previsione corrisponde ai dati sperimentali? No.
Un Rispondente che ritiene che l’offerta del Proponente sia ingiusta, o che l’offerta sia offensivamente bassa per qualche altra ragione, potrebbe essere disposto a sacrificare il proprio guadagno per punire il Proponente.
Perché il Proponente dovrebbe fare un’offerta alta?
Cappelen et al. (2014) hanno condotto un esperimento per indagare la relazione tra la percezione di equità e l’eguaglianza.
Risultati principali:
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In alternativa potrebbero decidere di donare, pur non volendo farlo, perché sono state efficacemente messe sotto pressione sociale.
Se potessero, queste persone preferirebbero evitare l’interazione personale con il fundraiser ed evitare di donare.
DellaVigna, List, e Malmendier (2012) hanno testato questa idea sperimentalmente.
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Trattamento 2: volantino simile a quello del Trattamento 1, ma con l’aggiunta di un riquadro di opt out da spuntare per chi non desiderasse essere disturbato dal fundrasier.
Baeline: il fundrasier si presenta alla porta delle case, senza alcun volantino per avvisare in anticipo.
Visita | Costo della pressione sociale | |
---|---|---|
Baseline | Inattesa | Alto |
Trattamento 1 (volantino) | Attesa | Alto |
Trattamento 2 (volantino + opt out) | Attesa | Basso |
La presenza di un volantino che annuncia la visita ha ridotto la percentuale di famiglie che hanno aperto la porta di circa 4 punti percentuali rispetto al Baseline senza volantino.
La percentuale di famiglie che hanno aperto la porta è diminuita ulteriormente, di altri 5-6 punti percentuali, nel momento in cui è stata prevista la possibilità di opt out.
Questa è una prova della pressione sociale: quando vengono informate della visita di un fundraiser, le persone cercano di evitare l’interazione, specialmente quando fare ciò ha un costo basso, come nel trattamento con opt out.
Il volantino di per sé non influisce sulle donazioni.
Possibile spiegazione:
La possibilità di opt out riduce significativamente le donazioni.
Possibile spiegazione:
Spesso le persone confrontano il proprio comportamento e le proprie opinioni con quelli altrui.
Molte decisioni sono influenzate da questi confronti.
Vedremo come, sfruttando i confronti sociali, le politiche di informazione possono raggiungere il risultato desiderato.
Allcott (2011) ha esaminato uno dei più famosi programmi statunitensi di risparmio energetico, gestito da un’azienda chiamata OPOWER.
OPOWER invia lettere contenenti rapporti sul consumo energetico domestico, che confrontano l’uso di energia di una famiglia con quello di vicini simili.
Il gruppo di riferimento e confronto di ciascuna famiglia è composto da circa 100 abitazioni geograficamente vicine con caratteristiche analoghe, tra cui una superficie simile e lo stesso tipo di riscaldamento (gas o elettrico).
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L’effetto del trattamento sui consumi impiega alcuni mesi per raggiungere uno stato stazionario.
L’effetto del trattamento è più forte nei mesi invernali ed estivi, quando il riscaldamento e il condizionamento aumentano la domanda di energia.
Dopo quasi due anni di trattamento continuo, non ci sono evidenze di una riduzione dell’effetto del trattamento.
Nessuna evidenza di effetti boomerang: le famiglie con bassi consumi energetici non hanno aumentato il proprio consumo dopo che i report hanno rivelato che utilizzano meno energia delle altre famiglie.
In che misura il riconoscimento sociale influenza il nostro comportamento?
Goette e Tripodi (2024) hanno cercato di rispondere a questa domanda conducendo un esperimento sul campo e un esperimento basato su sondaggio, realizzati in collaborazione con Avis Toscana.
Ai donatori è stato chiesto di donare sangue o plasma nel mese successivo a comunicazioni sperimentali inviate via Email/WhatsApp degli autori.
Variabile di interesse: numero di donazioni effettuate nel corso di questo mese.
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Nel gruppo di controllo No ask, la percentuale di partecipanti che ha donato sangue nel corso del mese è del 10%.
Offrire ai donatori il riconoscimento della propria donazione via social (trattamento Facebook) ha incrementato le donazioni del 10,6% rispetto a No ask.
Rispetto a No ask, le donazioni aumentano anche quando ai donatori vengono proposti confronti con gli altri (Peer e Peer + Visibility).
Tra Peer e Peer + Visibility non ci sono però differenze: rendere visibili le donazioni future tra i membri del gruppo fa poca differenza.
Nessuna di queste “ricompense sociali” è più efficace di una semplice richiesta (trattamento Simple ask), che aumenta le donazioni del 26,6% rispetto a No ask.
La differenza tra le condizioni No ask e Facebook non è statisticamente significativa.
Offrire riconoscimento sociale su Facebook non sembra quindi aumentare significativamente le donazioni rispetto alla condizione di controllo.
Domanda: perché?
Possibile spiegazione #2: le persone potrebbero tendere a evitare attività che rischierebbero di farle apparire troppo preoccupate per la propria immagine.
Questa ipotesi è coerente con i risultati dell’esperimento tramite sondaggio condotto da Goette e Tripodi.
I donatori abituali sono meno preoccupati di segnalare altruismo rispetto al timore di essere percepiti come in cerca di visibilità.